domenica 28 marzo 2010

Settimana Santa


Con lo sguardo fisso su di Lui
Inizia la settimana santa.Perchè "santa"? Perchè è la settimana che ci rende santi. Ma è possibile diventare santi in una settimana, quando non ci è bastata un Quaresima per convertirci? Sì e no.
No, se questa " santa settimana" la apriamo oggi e l'archiviamo tra otto giorni. Sì, se ci decidiamo una buona volta a prenderla per quello che è : una sorta di corso- base di cristianesimo, che poi riprenderemo giorno per giorno fino a quando arriverà la nostra ora nona, e potremo anche noi ascoltare la Sua voce:"Oggi sarai con me in paradiso".
Ma perchè questo avvenga, dobbiamo resistere allo scandalo della croce,dobbiamo reggere all'urto dell'orrore e dell'amore. Non possiamo abbassare gli occhi,dobbiamo avere l'umiltà e il coraggio di tenere fisso lo sguardo al Crocefisso e dire : Ecco l'uomo! In quel volto tumefatto e intriso di sangue, che si affaccia al balcone della storia , siamo provocati a riconoscere la misura dell'amore più grande: Quante volte invece io l'ho incontrato mezzo morto sulla Gerusalemme- Gerico, sui sentieri insicuri del dolore, nei vicoli ciechi della desolazione, e ho avuto paura di avvicinarmi.
Don Francesco Lambiasi.

giovedì 11 marzo 2010

Sono presa dalla lettura




L'eleganza del riccio


Parigi, rue de Grenelle numero 7. Un elegante palazzo abitato da famiglie dell'alta borghesia. Ci vivono ministri, burocrati, maitres à penser della cultura culinaria. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all'idea stessa della portinaia: grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Niente di strano, dunque. Tranne il fatto che, all'insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta che adora l'arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Cita Marx, Proust, Kant... dal punto di vista intellettuale è in grado di farsi beffe dei suoi ricchi e boriosi padroni. Ma tutti nel palazzo ignorano le sue raffinate conoscenze, che lei si cura di tenere rigorosamente nascoste, dissimulandole con umorismo sornione. Poi c'è Paloma, la figlia di un ministro ottuso; dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre, segretamente osservando con sguardo critico e severo l'ambiente che la circonda.”Ma se nel mio universo esiste la possibilità di diventare quello che ancora non siamo…saprò coglierla e trasformare la mia vita in un giardino diverso da quello dei miei padri?”
Due personaggi in incognito, quindi, diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l'uno dell'impostura dell'altro, si incontreranno solo grazie all'arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée:”Madame Michel(Renèe) ha l’eleganza del riccio: fuori è protetta da aculei, una vera e propria fortezza, ma ho il sospetto che dentro sia semplice e raffinata come i ricci, animaletti fintamente indolenti, risolutamente solitari e terribilmente eleganti.
E farà dire a Paloma:
quello che c'è di bello in Kakuro (Ozu) è che fa tutto con gentilezza. È molto piacevole ascoltarlo parlare,perché ti parla davvero, si rivolge a te. È la prima volta che incontro qualcuno che si preoccupa di me quando mi parla: non aspetta l'approvazione o il disappunto, mi guarda con l'aria di dire: «Chi sei? Vuoi parlare con me? Mi fa proprio piacere stare con te!». Ecco cosa volevo dire con la parola gentilezza, questo modo di fare che da all'altro la sensazione di esserci… Kakuro parlava della campagna russa con tutte quelle betulle flessuose e il loro brusio, e io mi sono sentita leggera, leggera...
Poi, pensandoci un po' su, in parte ho capito questa improvvisa gioia quando Kakuro parlava delle betulle russe. Mi fa lo stesso effetto ogni volta che si parla degli alberi, di qualsiasi albero: il tiglio nel cortile della fattoria, la quercia dietro il vecchio fienile, i grandi olmi purtroppo scomparsi, i pini piegati dalle raf¬fiche lungo i litorali ventosi ecc. C'è talmente tanta umanità in questa capacità di amare gli alberi, talmente tanta nostalgia dei nostri primi stupori, talmente tanta forza nel sentirsi così insigni¬ficanti in mezzo alla natura... sì, è proprio questo: l'evocazione degli alberi, della loro maestosità indifferente e dell'amore che proviamo per loro da un lato ci insegna quanto siamo insignifi¬canti, cattivi parassiti brulicanti sulla superficie terrestre, dall'altro invece quanto siamo degni di vivere, perché siamo capaci di rico¬noscere una bellezza che non ci è debitrice.
Kakuro parlava delle betulle e io, dimenticando gli psicanalisti e tutte quelle persone intelligenti che non sanno cosa farsene della loro intelligenza, mi sentivo improvvisamente più grande perché ero capace di coglierne la meravigliosa bellezza.

mercoledì 3 marzo 2010

torno a leggere

Ho letto "Bianca come il latte rossa come il sangue"
Alessandro D'Avenia

MondadoriUn romanzo tenero, dolce. La freschezza, la purezza, la bellezza e la sofferenza del primo amore (amore fatto di gesti, segni, sentimenti puri; amore platonico quasi oblativo).
"Non semplicemente l'amore che ti fa girare la testa come una vertigine, ma l'amore che ti pianta a terra come la gravità".
Diverse forme di amore, ognuna con un fascino e una profondità diverse.
L'amore nelle sue forme, vissuto da un sedicenne, una bellissima figura; un ragazzo pieno di paure ma che si pone tante domande alle quali non sempre sa darsi risposte.
Un rapporto bello tra alunno e insegnante. L'insegnante è capace di ridare fiducia e speranza ad un alunno demotivato, deluso dalla scuola, addolorato, provato, dimostrandogli grande amore per le conoscenze, per i libri che le hanno arricchite e per la gioia che traspare dalla luminosità dei suoi occhi, per la realizzazione del suo sogno.
"Noi invece siamo liberi è il più grande dono che abbiamo ricevuto... la libertà ci consente di sognare e i sogni sono il sangue della vita anche se spesso costano un lungo viaggio e qualche bastonata... Non rinunciare mai ai tuoi sogni! Non avere paura di sognare anche se altri ti ridono dietro. Rinunceresti ad essere te stesso..."
Nella mia vita professionale, sarò stata io una professoressa capace di lasciare un segno nei miei alunni negli anni bellissimi del mio rapporto con loro?
La mia persona sarà stata significativa, da stimolo per la crescita intellettuale e personale di qualche alunno?
Profondo e commovente l'incontro di questo ragazzo con il dolore per la malattia di Beatrice, per una amicizia incrinata, per un rapporto personale distrutto, per l'amore rubato, l'incomprensione, la difficoltà di non avere una fede sicura in Dio; una fede che però cerca e desidera, anche perché chi è vicino a lui la possiede, la vive con pienezza e la testimonia con coerenza anche nelle difficoltà e proprio in queste la rafforza.
Ecco alcune frasi significative del libro, che più mi hanno colpito:
"Forse avevi bisogno di una mano di un consiglio"

"Come ha fatto il suo amico a superare quel momento? Convivendoci... ma con la promessa a se stesso di non lasciarsi sfuggire neanche una occasione di cucire qualche rapporto che si è deteriorato più o meno importante. Sempre si può fare qualcosa"

"Tutti abbiamo qualcosa di cui vergognarsi. Tutti siamo scappati, Leo. Ma questo ci rende uomini. Solo quando abbiamo tatuato sulla faccia qualcosa di cui ci vergogniamo cominciamo ad avere una faccia reale"

"Ti sbagli, Leo, la maturità non si vede nel morire per una nobile causa, ma nel voler vivere umilmente per essa"

" Regalare il proprio dolore agli altri è il più bell'atto di fiducia che si possa fare"

"A volte basta la parola di qualcuno che crede in te per rimetterti al mondo"

"L'amore è anche questo: farsi spazio insieme dove manca"

"Proprio quando ci sentiamo più poveri la vita, come una madre, sta cucendo per noi il vestito più bello"

"Caro Dio... voglio dirti che non ho paura perché so che mi prenderai tra le tue braccia e mi cullerai come una bambina appena nata. Le medicine non mi hanno guarita, ma io sono felice. Sono felice perchè ho un segreto con te: il segreto per guardarti, il segreto per toccarti: Caro Dio, se mi tieni abbracciata la morte non mi fa paura"

"Dio ci chiede di fidarci di Lui. Questa è l'unica soluzione al mistero del dolore e della morte: la fiducia nel suo amore. E questo è divino, un dono divino"

"A colui che attende giunge ciò che attendeva, ma a chi spera capita ciò che non sperava" (Eraclito)